COQUELICOT | Parigi 1975
Artista visiva franco-italiana sperimenta presto la ricchezza immaginativa delle lingue, la molteplicità dei saperi e dei luoghi, l’imprevisto del cambiamento. Cresciuta nel quartiere multiculturale del 18 esimo arrondissement si nutre di tutte le sue differenze e particolarità poi si trasferisce a Milano negli anni 90, frequentando il movimento della Zulu Nation, poi chiamato Hip Hop, con i suoi graffitari e breakdancers. In questi stessi anni formativi frequenta anche il mondo degli skaters e dei centri sociali. Nata in una famiglia di artisti, sceglie gli studi classici al liceo e gli studi politici all’università. Viaggiare in solitario è stata a lungo una fonte di insegnamento e di ispirazione che ancora oggi alimenta la sua pratica artistica. La sua ricerca si muove attorno al gioco, alle dimensioni oniriche, agli spazi del linguaggio, alla Natura e alla natura delle relazioni umane. Il suo lavoro indaga eterocronia e eterotopia, sovrapponendo e mischiando l’ordine delle cose. Racconta momenti umani, animali e vegetali, fatti di piccole cose di niente, di gesti e di pause, mischiati ai fatti della Storia, della politica, dell’assurdo che ne scaturisce. Esamina l’idea di identità, le sue derivazioni multiple, i continui accavallamenti di percezione esistenziale, le sovraposizioni intime e condivise. Declina la sua pratica attraverso diversi media tra i quali il ricamo e la scrittura, su tela, tessuto, carta, muri urbani e vetrine, con filo, pittura e adesivo. Contempla l’elaborazione delle immagini – video, fotografia, collages e la manipolazione sonora – musica, registrazioni di ambienti.
Il suo lavoro è stato esposto in Francia, in Italia e altrove, in mostre personali tra cui la più recente a Milano Lectures, Walden Café, 2019; Due respiri, un passo, Eroici Furori, 2018; a Sanremo, Richiami, Archimania, 2017; e in mostre collettive, più recentemente a Milano, Viva La Vulva, 2020; a Istanbul, Beyond Language/Dilin Otesin, 2019; Nell’ambito di interventi di arte urbana regolamentata realizza un grande affresco a Faenza, nel 2019; il n°190 del Mur Oberkampft e uno presso la scuola42 di Parigi, e nei bagni del centro urbano d’arte Fluctuart. Partecipa a Street Players 2015, all’ippodromo di Milano. Compone una storia illustrata per il lancio del profumo Gucci Acqua di Fiori nel 2018 e conduce laboratori d’arte in musei e scuole.
Il suo lavoro è presente nei cataloghi Arkitekturae/Times in Jazz XXI edizione 2008; Terra/Times in Jazz XXIV edizione 2011; Memorie Urbane V edizione, 2016; Le MUR 2010/2015, Hermann éditeurs, 2016; Segnature/micro rivista/micro magazine, février 2017; Catalogo Maam, Museo dell’altro e dell’altrove, Roma, Ed. Bordeaux, 2017; Street Art In Sicilia, M.Filippi, M.Mondino, L.Tuttolomondo, Palermo, Ed. Flaccovio, 2017; Collection Imago Mundi “FRANCE : INSTANT PRESENT”, 2017; Residenze d’artista BoCs Art. Cosenza 2015/2016, Manfredi Edizioni, 2017; DayOffMag, The Paris Issue, 2018, e sulla rivista Espoarte, aprile 2019.
La mia ricerca artistica si muove attorno al gioco, alle dimensioni oniriche, agli spazi del linguaggio, alla Natura e alla natura delle relazioni umane. Il mio lavoro, dalla visione nomade e poetica, invita alla prospettiva della memoria e della vita quotidiana, indagando eterocronia e eterotopia, sovrapponendo e mischiando l’ordine delle cose. Racconto momenti umani, animali e vegetali, fatti di piccole cose, di gesti e di pause, di attese e di vita, mischiati ai fatti della Storia, della politica, dell’assurdo che ne scaturisce. Esamino l’idea di identità, le sue derivazioni multiple, i suoi continui accavallamenti di percezione esistenziale, le sue sovrapposizioni intime e condivise. Declino la mia pratica attraverso diversi media tra i quali il ricamo e la scrittura, su tela, tessuto, carta, muri urbani e vetrine, con filo, pittura e adesivo.
My research moves around play, onirical dimensions, language spaces, Nature and nature of human relationships. My work invites to memory and day by day perspectives from a poetic and nomadic vision, and investigates heterochrony and heterotopy, overlaping the sense of things. I tell about human, animal, vegetal moments, made by little things of nothing, made of gestures and pauses, waiting and life, mixed to history facts, politic, and absurdity that arises from that. I wonder around identity concept, its multiple derivations, its continuous existential overlap perception, its intimate and shared superpositions. My multifaced practice touches more media as embroidery, writing, painting, on canvas, fabric, paper, urban wall and windows, with thread, painting, stickers through the investigation of images – photography and collage.